Depressione maggiore sintomi, valutazione e terapia.

Depressione maggiore sintomi, valutazione e terapia.

Il tuo umore è depresso, triste, disperato, scoraggiato o “giù di corda”?  Ti senti “spento”, come se non provassi sentimenti o sei ansioso? Ti irriti facilmente? Il tuo appetito e la tua regolarità nel sonno sono cambiati ultimamente?  Ti senti sempre stanco? Prima di andare avanti con la lettura dell’articolo voglio sottolineare che avere qualche sintomo non basta a porre diagnosi, evita sempre l’autodiagnosi e se pensi di avere un problema RIVOLGITI SEMPRE AD UNO SPECIALISTA!

I SINTOMI DELLA DEPRESSIONE MAGGIORE

5 (o più) tra questi sintomi definiscono un episodio depressivo maggiore:

  1. Umore depresso

L’umore depresso deve essere presente per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni.

  1. Diminuzione di piacere e di interesse

Per tutte, o quasi tutte le attività per la maggior parte del giorno quasi tutti i giorni.

  1. Perdita o aumento di peso

Alcuni individui depressi riferiscono di doversi sforzare a mangiare mentre altri possono mangiare di più e desiderare cibi particolari.

L’aumento o la diminuzione di peso non sono comunque dovuti alla dieta.

  1. Insonnia o Ipersonnia

L’alterazione del sonno può assumere la forma della difficoltà a dormire o quella del dormire eccessivamente.

  1. Agitazione o rallentamento psicomotori

Le alterazioni psicomotorie includono agitazione (incapacità di stare seduti, passeggiare avanti e indietro, stropicciarsi le mani, tirarsi o sfregarsi la pelle, i vestiti o gli oggetti) oppure rallentamento (eloquio, pensiero e movimenti del corpo rallentati, eloquio con riduzione di volume, di inflessioni o mutacismo).

  1. Mancanza di energia

Sono comuni astenia e faticabilità. L’individuo può riferire una continua stanchezza in mancanza di attività fisica. Ridotta l’efficienza nello svolgere i compiti.

  1. Sensi di colpa

Molto spesso le persone con disturbo depressivo maggiore interpretano eventi quotidiani neutri o banali come prova di difetti personali e provano un esagerato senso di responsabilità riguardo a eventi sfavorevoli.

  1. Ridotta concentrazione

Molte persone riferiscono ridotta capacità di pensare, concentrarsi o prendere decisioni. Possono apparire facilmente distraibili o lamentarsi di difficoltà di memoria.

  1. Pensieri di morte

Frequente è l’ideazione suicidaria o tentativi di suicidio. Questi pensieri variano da un desiderio passivo di non svegliarsi al mattino o alla convinzione che gli altri starebbero meglio se la persona fosse morta, a pensieri transitori ma ricorrenti di suicidarsi fino ad un piano specifico di suicidio.

La caratteristica essenziale di un episodio depressivo maggiore è un periodo di almeno 2 settimane durante il quale vi è la presenza di umore depresso o la perdita di interesse o piacere in quasi tutte le attività.

Le persone con disturbo depressivo maggiore presentano frequentemente facilità al pianto, irritabilità, tendenza a rimuginare, ruminazione ossessiva, ansia, fobie, preoccupazione eccessiva per la salute fisica e sintomi di dolore.

Gli studi sui correlati neuroanatomici, neuroendocrinologi e neurofisiologici hanno messo in luce una anomalia negli episodi maggiori è l’iperattività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene che sembra associata alla melancolia, a caratteristiche psicotiche e a rischio suicidario. Studi di imaging con risonanza magnetica funzionale forniscono evidenze per anomalie funzionali di specifici circuiti neuronali che supportano l’elaborazione delle emozioni, la ricerca delle ricompense e la regolazione delle emozioni in adulti depressi.

ESORDIO

Il disturbo depressivo maggiore può insorgere a qualsiasi età ma la probabilità di esordio aumenta con la pubertà con un picco a 20 anni.

FATTORI DI RISCHIO

Fattori temperamentali: Il nevroticismo o affettività negativa è un fattore di rischio per l’esordio del disturbo depressivo maggiore e alti livelli rendono gli individui più sensibili allo sviluppo di episodi depressivi in risposta ad eventi di vita stressanti.

Fattori ambientali: esperienze infantili avverse costituiscono un fattore di rischio. Eventi di vita stressanti sono stati riconosciuti come fattori precipitanti gli episodi depressivi.

Fattori genetici e fisiologici: i familiari di primo grado di individui con disturbo depressivo maggiore hanno un rischio di sviluppare il disturbo da 2 a 4 volte maggiore. L’ereditarietà del disturbo è circa del 40% e il nevroticismo spiega una parte significativa di tale predisposizione.

COME VALUTARE LA DEPRESSIONE

I professionisti della salute mentale hanno a disposizioni questionari come supporto per valutare la sintomatologia depressiva. Un test per la depressione serio e supportato da dati normativi non lo trovi su una rivista e se anche reperibile sul web solo un professionista è in grado di dare significato ai punteggi.

“Se vuoi valutare la gravità della tua sintomatologia depressiva rivolgiti ad un professionista il quale legge i risultati avvalendosi di altri strumenti fondamentali come il colloquio, evita sempre l’autodiagnosi

Fatta la dovuta premessa uno degli strumenti di elezione per la valutazione dei sintomi depressivi è senza dubbio il Beck Depression Inventory (BDI di Beck et al., 1987) per lo screening e valutazione della depressione.

Altri questionari sviluppati per quantificare i sintomi depressivi nell’adulto sono:

Il Test per la depressione di Goldberg (Goldberg, Bridges et al., 1988)  un questionario utile per tenere traccia settimanalmente del proprio umore.

Il Test per la depressione di Zung (Zung, 1965) che consente di indagare e quantificare i sintomi della depressione assieme agli aspetti fisiologici legati al disturbo.

Per la valutazione nell’anziano ottimi strumenti sono:

La scala della Depressione in Geriatria o Geriatric Depression Scale (GDS di Yesavage, 1983) che consente lo screening della depressione in soggetti anziani con età superiore a 55 anni, anche con demenza lieve-moderata.

La Scala Cornell della depressione nella demenza (Cornell Scale for Depression in Dementia di Alexopoulos et al., 1988) prevede screening e staging della depressione in soggetti anziani anche con gravità moderata-severa.

Di seguito vengono riportati alcuni test utili per valutare la depressione nei bambini e in adolescenza:

La Depression and Anxiety in Youth Scale (TAD; Newcomer, Barenbaum & Bryant, 1995). Si tratta di uno strumento in grado di fornire informazioni su pensieri, emozioni e comportamenti avvalendosi delle valutazioni da parte degli insegnanti, dei genitori e le autovalutazioni da parte dei ragazzi stessi.

Children’s Depression Inventory (CDI; Kovacs, 1988). È una scala di autovalutazione della depressione utilizzabile dagli 8 ai 17 anni di età. Numerosi item indagano in modo specifico gli effetti della depressione in quei contesti particolarmente rilevanti per il ragazzo (ad es. la scuola).

Infine la Children’s Depression Scale (CDS; Lang & Tisher, 1983). È uno strumento che consente di valutare gli aspetti depressivi in età infantile e preadolescenziale. Anche in questo caso viene presa in considerazione la percezione del ragazzo ma anche di genitori, insegnanti o altre figure significative nella vita del bambino.

TRATTAMENTO FARMACOLOGICO

L’uso di psicofarmaci nel trattamento della depressione è comune. Questo approccio concettualizza la depressione come risultato di uno squilibrio chimico nel cervello.

Gli inibitori della monoamino ossidasi (MAOIs) sono stati la prima classe di psicofarmaci molto studiati nel trattamento della depressione. Le MAOIs prevengono il calo di monoamine nel cervello.

Gli antidepressivi triciclici (TCAs) sono, invece, coinvolti nella ricaptazione di alcuni neurotrasmettitori come la serotonina e la norepinefrina. Il risultato è una maggiore concentrazione di questi neurotrasmettitori che si associa con un miglioramento dell’umore e una riduzione della sintomatologia depressiva.

Recentemente gli inibitori selettivi della ricaptazione di serotonina (SSRIs) e di norepinefrina (SNRIs) sono considerati come le migliori strategie per il trattamento medico della depressione.

Numerosi studi indicano che la combinazione di trattamento psicoterapico con psicofarmaci è associato con un più favorevole outcome. Questa linea di ricerche suggerisce che il trattamento farmacologico ha benefici nell’iniziale stabilizzazione del paziente, mentre la psicoterapia promuove la riduzione del distress e decresce ad ampio spettro e a lungo termine i sintomi depressivi.

TERAPIA

La Cognitive Behavior Therapy o Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT) è il trattamento elettivo per persone con depressione. La CBT si focalizza sui pensieri, i sentimenti e i comportamenti e applica strategie cognitive e comportamentali per il distress psicologico. Questa strategia include chiedere al paziente di tornare alle attività che prima dell’episodio depressivo arrecavano piacere. La tecnica inoltre identifica pensieri distorti, denotando il tipo di errori come i pensieri catastrofici o le sovra generalizzazioni e lavora attraverso la ristrutturazione cognitiva dove i pazienti cambiano il modo di pensare. Tuttavia, è una terapia piuttosto complicata e richiede che il paziente sia capace di auto – osservare i suoi pensieri e cambiarli.

Altre forme di terapia sono la Mindfulness e la Acceptance and Commitment Therapy (ACT). L’ACT usa strategie che si focalizzano sul vissuto e aiuta le persone partendo dalle cose che hanno valore per loro e identificando come vivere sulla base di questi valori.

Infine la Psicoterapia Interpersonale concettualizza il problema come malattia e il suo obiettivo è supportare i pazienti nella gestione delle situazioni interpersonali attraverso la crescita delle competenze interpersonali.

L’ATTIVAZIONE COMPORTAMENTALE

Un’altra forma di terapia, relativamente più semplice è l’Attivazione Comportamentale. È stato messo in luce che questo tipo di terapia è efficace tanto quanto la Terapia Cognitivo Comportamentale.

L’attivazione comportamentale è molto più semplice e richiede solamente che i pazienti conoscano quali attività trovano più piacevoli. Queste attività dovrebbero poi essere integrate nella vita quotidiana. Il trattamento con l’Attivazione Comportamentale è stato trovato non essere inferiore alla CBT. Questo significa che non ha meno effetto della CBT, con il vantaggio di essere più semplice per i pazienti e può essere attuata da Psicologi non specializzati in CBT. Allo Studio Psychè si attua l’attivazione comportamentale.

Erika Firrincieli

Psychè Studio

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